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martes, 25 de marzo de 2008

Bordertown


"Bordertown", film-dedica di Nava sul femminicidio messicano del 1993

Roma (Luciana Morelli) - "Bordertown", è un film-dedica su tutte le donne messicane uccise e scomparse. Jennifer Lopez protagonista nella denuncia contro il femminicidio in Messico. Medusa insieme ad Amnesty International contro l'impunità dei crimini di frontiera. In alcune parti del mondo accadono cose terribili che buona parte dei media ignorano totalmente. In questi casi è spesso Hollywood a dare uno scossone come nel caso di "Bordertown", il film-denuncia con Jennifer Lopez e Antonio Banderas uscito nelle sale il 23 marzo. Si narra di un posto dimenticato da Dio e dalle istituzioni, che nasconde un segreto tanto atroce quanto inspiegabile: dal 1993 più di 400 donne sono state violentate, ammazzate, mutilate e poi gettate via come spazzatura. Il tutto con la tacita approvazione della polizia e delle autorità locali che non hanno mai indagato a fondo per assicurare i colpevoli alla giustizia. È quanto accade al confine tra Messico e Texas, più esattamente nella città messicana di Ciudad Juarez, una zona di confine che testimonia quanto sia spesso difficile conciliare la globalizzazione con il rispetto dei diritti umani. In virtù del Nafta, l'accordo di libero commercio firmato nel '94 tra Messico, Usa e Canada, alcune multinazionali americane hanno impiantato lungo la frontiera tante piccole fabbriche di assemblaggio per sfruttare il basso costo della manodopera e poi reimportare i prodotti a condizioni fiscali vantaggiose. Dal 1993 sono più di 4000 le donne di cui si sono perse completamente le tracce. C'è chi dice che siano oggetto di macabri passatempi di serial killer, altri studiosi parlano di donne usate negli snuff movies, film pornografici diffusi sul mercato nero in cui le protagoniste alla fine muoiono realmente, altri ancora sospettano che dietro ci sia il traffico di organi alla luce delle orrende mutilazioni dei cadaveri ritrovati. Processi sommari e arresti di facciata si sono susseguiti nel tempo senza mai arrivare a condanne serie fondate su prove tangibili. Proprio per questo si batte Amnesty International insieme ad associazioni come 'Le nostre figlie di ritorno a casa' e 'Casa Amiga', che forniscono assistenza fisica, morale e legale a tutti i parenti delle vittime ed alle poche sopravvissute. Nel film è proprio una ragazza scampata miracolosamente alla morte a dare la caccia ai suoi aguzzini con l'aiuto di Lauren (J.Lopez), una giornalista investigativa americana inviata a Juarez per un reportage. Prendendo a cuore la storia della giovane, Lauren decide di infiltrarsi in una delle fabbriche in cerca di prove fingendosi un'operaia. Molti i pericoli corsi dalle troupe che hanno girato a Juarez, spesso pedinate, rapinate e minacciate di morte come gli stessi attori, che non hanno mai potuto lavorare su quel set. «Volevo raccontare una storia che parlasse di coraggio e delle terre in cui sono nato - racconta il regista Gregory Nava, originario di San Diego - luoghi in cui il primo e il terzo mondo si scontrano violentemente». «Bordertown è un film coraggioso e importante e Jennifer Lopez ci ha messo veramente l'anima - ha detto Riccardo Noury, portavoce della sezione italiana di Amnesty - grazie alla sua straordinaria interpretazione e all'impegno dei realizzatori, finalmente il grande pubblico potrà conoscere uno degli scandali più gravi di questi anni».


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